Sulla masturbazione

Finalmente era giunto il freddo. Dopo un autunno insolitamente primaverile, la temperatura era precipitata a picco, vicina agli zero gradi.
Imbacuccati e tremanti due amici, A e B, all’esterno di un locale affollato come un formicaio, fumavano quella che nelle loro intenzioni doveva essere l’ultima sigaretta prima di ritirarsi sotto le calde e confortevoli coperte del lettuccio domestico. La mezzanotte era trascorsa da venti minuti.
«Ah, adesso, appena arrivo a casa, prima di addormentarmi, mi faccio una bella sega», annunciò A aspirando una profonda boccata di fumo.
B si limitò a sorridere.
«Dai, cosa c’è di meglio?», domandò A dando un colpettino col gomito sul fianco di B.
«Non saprei dire. Io non mi masturbo da mesi», rispose B fissando pensosamente il vuoto.
«Cosa?», chiese A sgranando gli occhi come se gli avessero detto che nell’emisfero australe gli uomini camminano a testa in giù.
«Sono sei mesi ormai».
«Sei mesi?».
«Sei mesi», ribadì B, e annuì col capo.
«Ma… Perché?», domandò A osservando B con preoccupazione, come se quest’ultimo gli avesse confessato di essere affetto da una malattia rara.
«Un giorno, dopo essermi fatto una sega, mi sono accorto di non aver provato piacere».
«Beh, capita. Capita anche che non si provi piacere neppure facendo sesso con una donna».
«Certo, ma da quella volta mi si è posto davanti agli occhi il problema della masturbazione».
«Da quando farsi una sega è diventato un problema?», domandò A con sarcasmo.
«Farsi una sega in generale non è un problema, per carità, non sono mica un prete. Però, da quella volta in cui mi sono accorto di non aver provato piacere – non mi era mai successo prima – ho capito che per me, nel mio caso particolare, la masturbazione era un problema. E lo era già da prima».
«In che senso?».
«Eh, in che senso… Non so se sono in grado di spiegarmi».
«Provaci, che ti costa», A esortò B, gettando lontano il filtro della sigaretta, l’unica cosa che ne era rimasta.
B aspirò l’ultima, breve boccata di fumo e fece lo stesso.
«Dunque, non so se ti ho mai parlato del mio culto per il genere femminile…».
«Me ne parli particamente ogni sera», lo interruppe A roteando gli occhi.
«Uhm, neppure me ne accorgo. Comunque, dopo l’ultima volta che mi sono masturbato ho capito che non potevo più insozzare in questo modo così triviale l’oggetto del mio culto. È come se un cristiano, un cristiano vero, praticante si pulisse il culo con la Bibbia».
«Ah, ah, ah!», A proruppe in una sincera e fragorosa risata.
«C’è anche un’altra ragione».
«E quale sarebbe?».
«Ho deciso di mettere alla prova la mia volontà».
«Ma dai, la masturbazione è qualcosa di naturale, di fisiologico. È un bisogno, e sforzandoti di ignorare, di reprimere questo bisogno tu violenti te stesso».
«È qui che secondo me ti sbagli. È qui che si sbagliano tutti. La masturbazione, come ogni altra cosa nella vita – eccetto mangiare, bere e andare al bagno -, come la vita stessa è un vizio oppure un’abitudine. Dove sta scritto che un uomo debba masturbarsi per forza? È una menzogna bella e buona. Se non vuoi non ti masturbi, e io ne sono un esempio. Te lo ricordo: sei mesi».
«Chissà quanto stai soffrendo», sibilò A.
«Per niente».
«Non dire cazzate. Non è possibile».
«Te lo giuro. Dopo i primi giorni, diciamo, dopo una settimana, il desiderio svanisce e non senti più l’impulso. Provaci e vedrai».
«No grazie», esclamò A accompagnando alle parole un gesto di diniego con la mano destra, «perché dovrei privarmi di uno dei pochissimi piaceri che mi sono concessi?».
«Perché eliminando questo fantomatico piacere ne troveresti molti altri, meno… Meno volgari, ecco».
«Ma per favore! Tu e queste tue trovate da intellettuale mistico! Piuttosto, fammi girare un’altra sigaretta».
B trasse dalla tasca del cappotto il tabacco, le cartine e i filtrini, e li porse ad A. Quando questi ebbe terminato di girarsi l’ennesima sigaretta della serata, B fece lo stesso.
«Ti faccio un esempio», riprese l’intellettuale mistico, che in realtà di intellettuale aveva ben poco e di mistico ancora meno.
«Sentiamo», lo esortò A espellendo dalla bocca una nuvoletta di fumo che si disperse presto nell’aria umida e fredda.
«Sarai d’accordo con me sul fatto che al giorno d’oggi la masturbazione è strettamente legata alla pornografia. Sono due cose oramai inscindibili».
«Va bene», sottoscrisse A.
«Ebbene, avere a che fare praticamente ogni giorno con attrici pornografiche porta l’uomo, magari inconsciamente, ad approcciarsi in maniera differente con le donne che ha attorno».
«Cristo santo… E ora cosa significa questo?».
«Significa che quando osservi delle donne dal vivo sei più portato ad apprezzare quelle provocanti, che, in un modo o nell’altro, ti ricordano una pornostar. Quelle che hanno un bel culo, le tette grosse eccetera, quelle che ti eccitano insomma. Questo approccio prettamente sessuale, porta tuttavia a non accorgersi della vera bellezza femminile».
«Aspetta un momento. Se una donna è bella è bella, so riconoscerlo», obiettò A.
«Sì, ma solo se si tratta di una bellezza assoluta. Il genere femminile è pieno di bellezze relative che non noti perché non stuzzicano, non eccitano il tuo desiderio. Tu reputi queste bellezze relative del tutto insignificanti, ma tutto a questo mondo è insignificante eccetto la donna. Se io ti facessi notare una di queste bellezze relative tu scrolleresti le spalle e mi diresti che non è niente di che, o al massimo che è carina. Nulla di più».
«Uhm… Questo è interessante. Ma ti faccio una domanda: tu, con questa faccia che ti ritrovi, vorresti farmi credere che dinanzi ad una bella donna non provi alcun desiderio?».
«Il non provare alcun desiderio dinanzi ad una donna è stata la prima conseguenza dell’aver smesso di masturbarmi».
«Non ci credo, è impossibile che tu non provi nulla».
«Non ho mica detto che non provo nulla. Ho detto che non provo desiderio».
«D’accordo. Ammettiamo pure che dinanzi ad una bella donna non ti venga voglia di portartela a letto. Ammettiamo pure questa sciocchezza colossale. Allora cosa diavolo provi?».
«Da quando ho smesso di masturbarmi i miei sguardi verso le donne sono cambiati. Ora i miei non sono occhi che desiderano, sono occhi che ammirano».
«Che vuoi dire?», domandò A gettando via la sigaretta.
«Voglio dire», e B si interruppe per aspirare l’ultima boccata di fumo, lasciar cadere la sigaretta a terra e schiacciarla con la suola della scarpa, «voglio dire che dinanzi ad una donna ora provo quelle stesse sensazioni che provo dinanzi ad un’opera d’arte. E quando si ha davanti, che so, un Raffaello, non si desidera certo di possederlo. Ci si accontenta di contemplarlo. E io osservando una donna è come se osservassi un dipinto, e non un dipinto qualunque, ma un vero e proprio capolavoro artistico».
«Dunque per te la donna è un oggetto».
«In un certo senso, ma un oggetto inaccessibile, inavvicinabile, dal valore inestimabile».
«Mah, tu sei tutto strano», disse A scuotendo la testa.
«Eh, lo so», replicò B sorridendo.
«Ci fumiamo l’ultima sigaretta?», domandò A saltellando sul posto nel tentativo di riscaldarsi un po’.
«Va bene, ma ce la smezziamo. Questa sera mi hai svuotato il pacchetto», rispose B con un tono di voce altero, redarguendo l’amico scroccone.
«Io ti avrò pure svuotato il pacchetto di tabacco, ma tu mi hai rincoglionito con tutte queste idee folli sulla masturbazione».
«Ah, ah, ah, che vuoi farci? È quello che penso».
«Ecco qual è il punto: tu pensi sempre troppo. E non solo pensi troppo, ma finisci sempre per esasperare, per radicalizzare tutto. Tu non hai mai smesso di masturbarti, te lo dico io».
«Ma perché dovrei dirti una cazzata?».
«Non in quel senso, stupido. Tu ti masturbi intellettualmente. Hai trovato un surrogato della masturbazione fisica, sessuale».
«Beh, può darsi».
«E non credere che le tue seghe mentali siano meno volgari di quelle fisiche».
«Ma dai, questo è proprio impossibile. Io con il mio voto di castità nobilito la donna, la innalzo sul trono del mondo ed è questo il posto che le spetta».
«Cazzate. Tutte cazzate. La donna, proprio come noi, vuole il sesso, non vuole essere innalzata sul trono del mondo».
Dopo aver pronunciato con un tono di voce secco questa sentenza, A sputò a terra e passò la sigaretta a B, che la terminò senza più dire nulla. Era lontano anni luce dal punto di vista dell’amico, eppure in cuor suo sapeva che era probabilmente quest’ultimo ad avere ragione.

Scritti vari , , , , ,

Informazioni su Simone Germini

Classe 1989, dopo il diploma di liceo scientifico mi iscrivo alla facoltà di Lettere presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza, dove mi laureo nel luglio del 2015 con la tesi «Figlie della crisi. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist», pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Sempre presso lo stesso ateneo, nel settembre del 2017, conseguo la laurea magistrale in Filologia Moderna, con la tesi «Con le parole guerra alle parole. Linguaggio e scrittura in Carlo Michelstaedter». Dal 2012 al 2018 sono stato caporedattore del blog «Freemaninrealworld». Insieme con Lorenzo Pica, Raffaele Rogaia e Marco Zindato ho fondato il sito iMalpensanti.it. Sul blog «Bazzecole» i maldestri tentativi di scrittura creativa. Per info e contatti simonegermini@yahoo.com.

Precedente Gli sconfitti – La confessione Successivo Gli sconfitti – Il demone